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immagine anime e manga GTO

Dalla mano di Tohru Fujisawa, e, per quanto riguarda la storia animata, dalla regia di Noriyuki Abe, GTO è uno degli Shonen più famosi del momento, e con pieni meriti. Il manga originale (25 volumi l’edizione italiana che ha preso i diritti dalla Kodansha Pub., prima testata editrice in assoluto) è stato convertito in un anime di 43 episodi dal successo strepitoso anche in Italia; inoltre sono stati realizzati un telefilm in 12 puntate e un film (un grazie per il riassunto di tutte le pubblicazioni esistenti su questo e forse anche su altri mondi ad adsl.ricky.ita).



Eikichi Onizuka, 22 anni, è un ex-capo di una banda di moto-teppisti arrivato a Tokyo 6 anni fa con il suo migliore amico, Ryuugji, con l’intenzione di combinare qualcosa di positivo in vita sua. Ancora non è che sia andato molto lontano, ma è fresco di college, e cosa più importante, ha trovato la sua vera vocazione: diventare il più grande insegnante di scuola superiore di tutti i tempi – Great Teacher Onizuka!

Ovviamente, ci sono alcuni problemi di second’ordine da affrontare: è incline al turpiloquio, ha qualche problema nel riconoscimento dell’autorità, fa andare fuori dai gangheri i suoi superiori, ed è molto più interessato alle minigonne delle studentesse che non a trasmettere loro la sua sudata e ben meritata saggezza…ma Onizuka non si arrende facilmente, e il suo modo MOLTO DIRETTO di risolvere problemi lo rende un insegnante migliore di quanto avrebbe mai diritto di essere.

gtoI temi a sfondo sessuale si presentano abbastanza spesso nei vari episodi, e tra la caccia spietata di Onizuka alle minigonne e il suo modo di torturare i suoi studenti potrebbero porre l’intera serie in una luce non troppo bella; ebbene, chi la vede così, si sta perdendo il punto principale: GTO non è tanto una storia di vita scolastica, quanto piuttosto un ibrido tra una sitcom e qualcosa tipo una favola dei giorni nostri che parla di un cavaliere fin troppo umano, che indossa un’armatura con fin troppe macchie, ma che combatte contro ogni conformismo e contro il concetto del “giusto” modo di fare le cose. Se si smette di prendere l’anime sul serio, si vive un’esperienza indimenticabile. La serie si tempra via via affondando le sue storie nella realtà di tutti i giorni ed affrontando serie problematiche sociali, ma mixando tutto ciò con uno humour spregiudicato e condito con qualche esagerazione, il personaggio dell’amabile perdente con molto carisma di Onizuka, assieme ad una rara collezione di situazioni di cui qualsiasi commedia da prima serata andrebbe fiera, GTO si distingue nettamente come un’opera originale, creativa, godibile e davvero divertente.

gto I personaggi sono ciò che fa funzionare realmente ogni commedia anime, e GTO non fa eccezione, mettendo in scena anche un inusuale numero di “attori” secondari. Con tutto quello che si può immaginare, dai classici membri di bande di motociclisti a gente molto più comune come l’amico di Onizuka che traffica con auto usate, ed un assortimento di relazioni parentali malfunzionanti, i personaggi che animano le puntate vanno da tipi ampiamente stereotipati ed esilaranti classici degli anime a gente di tutti i giorni sorprendentemente realistica. Quello che tuttavia emerge in particolare, sono i ragazzi con cui Onizuka deve avere a che fare, molto lontani dagli stereotipi nipponici delle timide studentesse che arrossiscono; al contrario, la maggior parte di questi ragazzi apparentemente “normali” conoscono bene come va il mondo, ed hanno una vena di malignità che può veramente spaventare, soprattutto perché le loro strategie raramente sono semplici come la pura violenza. In definitiva, siamo di fronte ad un interessante cambio di direzione, come lo sono anche i modi molto non convenzionali di Onizuka di trattare con i suoi studenti.

Questo miscuglio eclettico di elementi diversi permette una vasta gamma di situazioni divertenti e umoristiche, senza tralasciare però le situazioni ed i concetti “seri” che costituiscono il vero cuore emotivo della serie. Al centro di tutti questi elementi comunque, non c’è nient’altri che lui, il Great Teacher, e proprio Eikichi Onizuka, 22 anni, (la sua formula rituale di presentazione agli altri) è più di ogni altra cosa ciò che rende GTO così divertente.

Onizuka ad una prima impressione sembra un cacciatore di gonne, ma oh! Se c’è dell’altro su di lui oltre alla sua passione per gli appostamenti in caccia di gonnellini! E questo anche se nella serie animata c’è meno sviluppo del personaggio che non nel fumetto. Da una parte, il suo interesse principale nell’insegnamento sembra essere rappresentato dalle studentesse (e anche dalle professoresse, se è per questo), e di sicuro le sue occhiate vagano continuamente in quella direzione, caratteristica perfettamente ritratta in una scena esilarante all’inizio mentre sta osservando il cortile della scuola pieno esclusivamente di studentesse, con la scritta in basso che recita: “Ci sono anche i ragazzi, ma lui vede solo le ragazze”. Dall’altro lato, Onizuka è un motociclista spericolato, campione di Karate, un bastardo con molta attitudine residua di capo-gang che viene fuori spessissimo. E nel mezzo, c’è un perdente emotivamente fragile, con nessuna vita propria, ancora meno attitudini sociali, un gran cuore ed un onesto, forte desiderio di dare ai suoi ragazzi un’esperienza di educazione migliore di quella che ha avuto lui.

gto Se mettete tutto questo insieme, ottenete una specie di punk dagli sporchi pensieri, che non è troppo luminoso ma che non può fare a meno di essere un bravo ragazzo ogni tanto, e cosa più importante, un tipo maledettamente divertente da guardare. I momenti più memorabili della serie coinvolgono sempre la capacità sconfinata di Onizuka di andare nel ridicolo; a parte una serie di semi-disastri, assistiamo ad improvvisi intermezzi di voli pindarici della fantasia di Onizuka, di solito immediatamente decapitati dalla crudele realtà. Sembra inoltre che anche Onizuka stesso si renda conto che il suo interesse nelle studentesse non sia proprio una buona cosa (ma divertente e impossibile da resistere!), e le sue violente esplosioni ed i suoi metodi “poco ortodossi” (come il German Surplex al vicedirettore) non siano esattamente qualcosa di cui si vanterà in seguito: semplicemente, alle volte si fa trasportare, e la violenza è l’unico modo sicuro che conosce per risolvere le cose. Fortunatamente per lui, il suo modo unico di fare le cose è proprio ciò di cui alcuni dei suoi difficili studenti hanno bisogno, e la sua determinazione, la sua “saggezza di strada” ed idiozia senza fondo sono sufficienti a far funzionare le cose nel modo giusto.

Sebbene le cose sembrino rientrare più in un territorio da situation comedy a serie ben avviata, la trama iniziale di GTO sembra rispecchiare un classico: un insegnante che in realtà non lo è arriva in una “classe difficile” e rompe qualche testa, frustando gli studenti alla vergogna e guadagnando il loro rispetto nel processo. Ma a differenza dei film di azione della tarda notte, GTO mette insieme delicate sensibilità “anime-style”, con un sempre presente senso di humour, e con abbastanza drammi e problemi sociali pieni di significato, da rendere le cose molto interessanti episodio dopo episodio. Le parti più drammatiche nella storia forse sono un po’ stereotipate, ma sono in ogni caso sempre ben giocate e rappresentate, e talvolta sorprendentemente potenti, e tuttavia (cosa importante) la serie sembra non prendere mai se stessa troppo sul serio – succede sempre un gran casino alla fine. Forse la cosa più impressionante di tutte è il modo in cui la serie scorre confortevolmente: negli episodi senza sforzo si va dal dramma a farse grossolane incredibili, e ogni puntata ha un proprio piacevole ritmo che tiene lo spettatore desideroso di vedere di più senza mai dare l’impressione di una fine affrettata.

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Dovendo menzionare alcuni possibili “difetti” del manga & anime, parte della critica è rimasta dubbiosa riguardo lo stile di certe tavole: lo stile in generale si rifà a quel tipo di shonen-manga che hanno (in Giappone) come lettori target uomini, magari affermati nel lavoro e non proprio ragazzini (ma questa non è un’opinione unanime: diciamo più in generale che lo stile assomiglia in parte a quello di Ikegami Ryoichi, autore di Crying Freeman e di Sanctuary. Questo tipo di stile, esasperato soprattutto nelle frequenti “espressioni facciali esagerate” di Onizuka, non riscuote il favore di una parte della critica, che trova la cosa più sgradevole che buffa. Va detto però che tali scelte grafiche sottolineano sempre momenti di humour intenso nella storia, per cui ai più la cosa non risulta affatto sgradevole o fuori luogo, anzi ci si abitua a tal punto che quando certe situazioni comiche stanno per compiersi, lo spettatore se le aspetta piacevolmente: sono i momenti della risata dalla nostra parte del teleschermo! Inoltre, dopo aver visto 5 o 6 puntate, è facile non farci più particolare caso, anche per coloro ai quali la cosa non risulta particolarmente gradevole.

Altro punto di critica alla produzione è rappresentato da alcuni concetti piuttosto “sporchi” trattati: i critici particolarmente sensibili a quel tipo di cose (in particolare, le “poco ortodosse” relazioni studente-insegnante) storcono il naso. Il primo episodio doppio, ad esempio, mostra diverse scene in cui sembra “propendere” per quella parte di pubblico maschile che la pensa come Onizuka. A discolpa degli autori va detto però che questo probabilmente era proprio il modo più adatto di fare il ritratto corretto del personaggio che è Onizuka (oltre che generare un audience più elevata, probabilmente), e finchè le situazioni proposte non vengono prese troppo sul serio, il tutto rimane sempre molto divertente (e per niente offensivo o maschilista, come riconosciuto anche da molte attente spettatrici). Comunque poi il resto della serie non continua sempre allo stesso modo, non perdendo mai il suo spirito di fondo, ed affrontando via via molte reali (e collegate tra di loro) tematiche sociali.


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Lo stile dunque segue la vena generale di quei manga destinati a uomini, e adulti, il che significa che i personaggi generalmente tendono ad essere rappresentati in modo realistico per quanto riguarda proporzioni e lineamenti. Al di là delle espressioni esagerate, infatti, ci sono una varietà di personaggi di ogni sorta, i quali tutti, chi più chi meno, sembrano proprio giapponesi. Gli stessi capelli biondi di Onizuka sono disegnati in modo tale che sia chiaro che sono ossigenati, altro tassello che aiuta ad inquadrare il personaggio. Gli sfondo tendono ad essere piuttosto blandi, e l’attenzione viene focalizzata soprattutto sui protagonisti. L’animazione è sempre molto scorrevole, e quella dei personaggi è molto espressiva, oltre che molto buffa alle volte. Le musiche di background consistono in una varietà di motivi che sottolineano l’umore del momento, mentre intro ed outro sono sonorità rock moderne. Da notare che le scene prescelte per la prima intro sono un’accozzaglia montata in bianco e nero di scene tutte rappresentanti il lato “bad boy” di Onizuka, scelta sicuramente creativa.

I fan del manga (o coloro interessati a fare un confronto) troveranno che per la maggior parte le storie in TV riprendono in modo abbastanza fedele quelle sulla carta, sebbene siano più brevi. I disegni dei personaggi sono vicini in modo impressionante a quelli originali del manga. Degno di nota anche il fatto che tutta la serie è piena di riferimenti molto divertenti a una serie di eventi, scherzi e concetti della cultura giapponese, la maggior parte dei quali purtroppo non può essere notata dagli spettatori italiani (almeno la stragrande maggioranza di essi). Alcuni di tali riferimenti sono spiegati brevemente nelle righe di sottotitolatura (specie nella versione in DVD), ma non tutte: ad esempio, quando nel primo episodio Onizuka indossa quell’assurdo pigiama a forma di lupo, il motivo musicale in sottofondo è una conosciutissima (in Giappone) canzone su come gli uomini siano in realtà tutti dei lupi.

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Recensione di Clamp Boy

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