UN SENSO

fanfiction


By v@le


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Capitolo 2

Nessuno di loro due accennava a distogliere lo sguardo. Era come se stessero scrutando nell'anima dell'altro, cercando una conferma alle loro speranze.
"Se non dico qualcosa, non avrò mai più il coraggio di rivolgergli la parola" pensò Liv.
" Non sai da quanto tempo aspetto questo momento" mentre pronunciava queste parole, Kei avanzò di qualche passo.
" Sì " rispose Liv " la situazione è diventata insostenibile".
"Sono più di tre anni che va' avanti questa storia. E' ora di chiarire la questione".
Silenzio.
"Io" dissero all'unisono.
Liv sospirò.
"Kei, da quando ci siamo incontrati in Russia, non ho fatto altro che pensare a te. Io credo..."
Non riuscì a finire la frase.
Presi com'erano da ciò che si dovevano dire, non si accorsero dell'ombra che si era avvicinata, e che in quel momento premeva una mano sopra la bocca della ragazza, e con l'altra teneva un coltello che le sfiorava il collo.
"Tu" disse Kei.
"E' da tempo che non ci si vede, Kei" Pablo sorrideva con soddisfazione, "ti ricordi di me?".
"E' difficile dimenticarti"rispose Liv.
Kei strinse i pugni. Quell'individuo aveva cercato di ammazzarlo circa un anno prima. La ragione per cui si era salvato era perchè Liv si era presa la pugnalata al posto suo...ed era finita in coma.
"Che vuoi stavolta?!" Kei si avvicinò.
"Non un altro passo, Kei" avvicinò il coltello al viso di Liv "devo completare l'opera. Non mi pare tu abbia sofferto così tanto quando questo "angelo" era in coma... ma lei ormai ha fatto la sua parte, adesso sei tu quello da spedire all'altro mondo".
"Lascialo in pace"disse Liv.
"Calmati, piccola, basta che il ragazzo viene qui e si fa infilzare, così ti lascio libera."
"Se non mi libero da sola" Pablo si prese una gomitata alle costole mentre Liv corse verso Kei.
"Corri"gridò lei.
"Accidenti" Pablo si rialzò.
I due ragazzi si voltarono indietro e si ritrovarono inseguiti da quattro uomini.
"Sbrigatevi, imbecilli" Pablo correva loro dietro.
"La moto"Kei e Liv raggiunsero il veicolo.
"Monta dietro" disse Kei afferrando il manubrio.
"Sei sicuro di ricordarti come si fa'?" Liv si aggrappò al ragazzo.
"Ci puoi scommettere" accese il motore "tieniti forte!".
"Stanno scappando! Muovetevi"
Gli uomini salirono in macchina e partirono, mentre Pablo li seguiva in moto.

Kei e Liv superarono un cartello.
" Più avanti c'è un bivio" gridò Kei alla ragazza " dove dobbiamo girare?"
"Per il paese è indicata la sinistra?"
"Sì"
"Bene, allora gira a destra."
"Ok".
Imboccarono la via a destra.

Pablo avvicinò alla bocca un walkie tokie.
" Si dirigono verso la vecchia zona industriale, inseguiteli."
Il messaggio di conferma arrivò.
"Non mi scapperai questa volta, angelo"
Accelerò.

"Ci siamo"
I due si fermarono davanti ad un vecchio edificio.
"Dobbiamo entrare qua dentro" disse Liv.
"Aspetta!"
Liv si voltò mentre Kei prendeva qualcosa dal suo collo.
"Guarda qui" Kei le mostro un piccolissimo oggetto nero.
" Un rivelatore, pensava di farmela"
Liv frugò nella borsa. Ne tirò fuori un fischietto e vi soffiò dentro. Il suono era debolissimo. Arrivò un topo grigio.
"Vieni qui" lo prese in braccio e gli mise al collo il rilevatore.
Si diresse alla casa oltre la strada, aprì la porta e lo lasciò.
Ritornò di corsa davanti all'edificio.
"Entriamo"
Si chiusero la porta alle spalle.
"Di qua" Liv indicò una rampa di scale che scendeva.
Arrivarono ad un corridoio buio e umido.
Liv tirò fuori dalla borsa una pila e la accese.
"Andiamo".
"Dove conduce?"
"Nelle vicinanze del paese. Dovremmo trovarci una stazione della metropolitana. Devo contattare Ryan."
Prese il cercapersone. E scrisse:
-STAZIONE METRO YOGANA_ORA-
"Speriamo che tuo fratello risponda"
L'apparecchio vibrò.
Liv lesse: -PARTO ORA_TEMPO MASSIMO 15 MINUTI-
"Perfetto, sbrighiamoci"
Liv spense il cercapersone e spostò una mattonella. Un muro di pietra calò dietro di loro.
" Se Pablo ci raggiunge?"
"Conoscendolo, darà fuoco all'altro edificio".

"Bruciate tutto"gridò Pablo.
I due edifici presero fuoco.
"Sono troppo furbo per te, angelo" sorrise "troppo".

I due ragazzi camminavano in silenzio.
"Se non fosse per questa situazione, le avrei già detto tutto".
Kei guardò Liv, poi abbassò lo sguardo.
"Kei"Liv continuò a camminare "riguardo a quello di cui dobbiamo parlare, sarebbe meglio aspettare di salire sulla metro".
"Si, sono d'accordo".
Liv si fermò di scatto.
"Qualcosa sta bruciando"
"Pablo avrà bruciato l'altro edificio"
"L'odore non arriverebbe fino a qui."
Fece qualche passo avanti, si fermo davanti alla parete rocciosa e tirò fuori dalla borsa un paletto di legno, che infilò in un'apertura.
Comparse uno schermo su cui Kei vide la cartina del corridoio. Una linea rossa dall'edificio si avvicinava sempre più al punto dove si trovavano loro.
"Sta bruciando tutto" Liv si avvicinò"ma non ha ancora superato il muro. Per qualche minuto dovrebbe reggere, ma dobbiamo muoverci"
Sfilò il paletto dalla fessura, lo rimise in borsa e cominciò a correre. Kei fece lo stesso.

"Ti autorizzano a fermare il mezzo, passo"
"Ricevuto, passo e chiudo"
Ryan si sedette mentre la metro cominciava a correre, ripensando al precedente dialogo con Jack.
Aveva appena inviato il messaggio di risposta a Liv quando il cugino lo chiamò.
"Ciao Ryan"
"Che ci fai qui, Jack?"
"Sono al corrente del guaio in cui si sono cacciati Liv e Kei; sono qui per aiutarli"
"Sai che Liv non vuole vederti"
"Sono venuto per rimediare ai miei errori passati. Per quanto non condivida le idee di Liv, le voglio bene. Com'è la situazione?"
"Stanno scappando verso la stazione della metro, dalla vecchia zona industriale"
"Verso la stazione? Ma lì hanno aperto un'entrata per recuperare degli oggetti; se Pablo arriva prima di loro sono guai"
"Cosa suggerisci di fare?"
"Li raggiungerò in elicottero: ho a disposizione quello dell'ospedale qui vicino. Non darò nell'occhio, chiduderò l'entrata dall'interno. E così saranno salvi."
"Ok. Quato tempo ti ci vuole?"
"Dieci minuti per arrivare da ora, cinque per chiudere l'entrata."
"Perfetto, allora sbrighiamoci"
Ryan spinse un pulsante.
"Le uscite e le entrate del mezzo sono state sbloccate"
"Arrivo, sorellina".

"Forza, ritorniamo al paese"
I quattro uomini si diressero verso la macchina.
Pablo guardò i resti di un edificio.
"Questa volta l'angelo è caduto"
Si girò.
"Benvenuta all'inferno!"

Kei e Liv si fermarono ad un bivio.
"Accidenti, non mi ricordavo che ci fosse un bivio"
Kei si avvicinò alla roccia che divideva le due vie.
"Se prendiamo il corridoio sbagliato finiamo per morire bruciati" continuò Liv agitandosi.
"La via che conduce al cuore"lesse Kei.
La ragazza si voltò verso di lui.
"Cosa hai detto?"
"La via che conduce al cuore, è scritto qui"
"E' l'indicazione che ho scritto io tre anni fa'"
Cominciò a camminare avanti e indietro, ragionando a mezza voce.
Si fermò e diede un pugno alla parete rocciosa.
"Calmati"disse Kei"così non concludi niente, senza contare che potresti sentirti male".
"Non ti preoccupare. Sì, sono stata in coma, ma non basta così poco perchè mi scoppi il polm..."
Liv si girò verso le gallerie.
"Ma certo. La via che conduce al cuore. La punta nel cuore è vicino al polmone sinistro. La trachea si divide in due bronchi. Ora è tutto chiaro: dobbiamo prendere la galleria a sinistra"
"Sei sicura?"
"Sì"
"Allora andiamo"
Liv schiacciò un'altra mattonella. La colonna di roccia che divideva le vie girò su se stessa finchè la scritta non fu completamente coperta.
Quando tutto fu fermo, le ombre dei ragazzi erano già scomparse.

"Ecco la chiave"
"La ringrazio con tutto il cuore, signor Arimoto"
"Di nulla, Jack, arrivederci"
"Accidenti" pensò il ragazzo "se mi sono messo a fare smancerie del genere la cosa è grave; Kate comincierà a preoccuparsi.
Ma ora basta, devo aiutare Liv."
Si diresse verso l'entrata della stazione quando un bambino sui dieci anni lo fermò.
"Ciao. Che succede?"
"Jack, stanno arrivando una macchina e una moto dalle fabbriche!"
" L'hai viste?"
L'altro annuì.
"Di che colore era la moto?"
"Vediamo...era nera, sì, nera con delle righe rosse ai lati"
"Grazie, ora vai in casa e nasconditi. Non è gente raccomandabile"
"Sì, va bene Jack. Ciao"
Il bambino corse via.
Entrò subito nella stazione della metropolitana.
In pochi secondi fu nella sala di controllo. Sbarrò subito l'entrata.
Poi cominciò a rafforzare la porta, così vecchia che ormai poteva da un momento all'altro cadeva in pezzi.

"Ci siamo"
Liv aprì un portone di legno.
La stazione della metropolitana di Yogana era stata chiusa da 5 anni. Non era più stata in alcun modo utilizzata, benchè i mezzi potessero arrivarci.
"E' ridotta male"
Kei varcò la soglia.
"E' stata sempre in questo stato" Liv chiuse il portone"il passaggio l'ha fatto costruire mio cugino.Prima che iniziasse il torneo nazionale, io e le altre venivamo sempre qui. Già ci lamentavamo perchè dovevamo sorvegliarvi."
"Sorvegliarci" pensò Kei. Già. Liv, Lucia, Lola e Jen erano le guardie del corpo dei Bladebrakers. L'aveva ingaggiate la BBA per proteggerli, solo nel caso in cui fossero stati veramente in pericolo. E quando ciò accadde, li protessero, sì, ma a loro spese. Finirono tutte in coma. E, anche se si erano risvegliate e sembravano stare addirittura meglio di prima, nel cuore dei ragazzi persisteva la domanda 'L'avranno fatto davvero solo per lavoro?'
A momenti Kei avrebbe avuto la risposta, o almeno così credeva.
"Liv"
La ragazza si voltò e vide il cugino correre verso di lei.
"Jack!"
Il ragazzo respirava affannosamente.
"Che ci fai qui?"
"Dovete stare attenti, stanno arrivando"
"Chi sta arrivando?" chiese Kei.
"Pablo e i suoi. Ho barricato tutte le entrate, ma non reggeranno a lungo"
Liv fissò a lungo il cugino, poi disse:
"Perché fai tutto questo?"
"Ascoltami, Liv" Jack prese le mani della ragazza" ho sbagliato: me ne rendo conto, e mi dispiace davvero tanto. Scusa se ho cercato di impedirti di ritornare in Giappone, dopo esser uscita dal coma. Ero solamente preoccupato per te e per le altre"
Liv sospirò.
"Dispiace anche a me si essermi arrabbiata con te"
I due si abbracciarono. Kei, assistendo alla scena, sorrise: Liv era capace di perdonare e di farsi perdonare da tutti.
Due rumori improvvisi fecero saltare i ragazzi.
La metro arrivava, e allo stesso tempo qualcosa o, per meglio dire, qualcuno, cercava di sfondare l'entrata.
"Questo è mio fratello!" Liv guardo il mezzo avvicinarsi.
"E quello è Pablo!" Il cugino rivolse lo sguardo all'entrata.
Si voltò verso Liv e Kei.
"Presto, andate"
"Sì, andiamo" la ragazza rimase immobile"se tu vieni con noi"
"Accidenti" Jack prese per mano Liv e cominciò a correre.
"Vieni, Kei"
Anche lui corse verso il mezzo.
Le porte della metro si spalancarono nello stesso momento in cui la porta dell'entrata cedette.
I ragazzi salirono.
"Prendeteli" urlò Pablò.
I portelli si chiusero di scatto, e i quattro uomini restarono a guardare la metro che si allontanava, mentre Pablo prendeva a calci la prima cosa che gli capitava davanti.

"Ryan"
Liv corse verso il fratello e lo abbracciò.
"Accidenti, sapessi che paura che ho avuto!"
"Come? La mia sorellina non ha paura di niente" la guardò come solo un fratello sà fare"credo che ora debba chiarire un questione"
Rivolse lo sguardo a Kei.
"Scusami, Liv, ma prima ti dovrei parlare io"
Dallo sguardo del cugino, la ragazza capì che non voleva scusarsi.
Andarono in un altro vagone.
"Che è successo?" disse Liv.
"Ti assicuro che io non centro assolutamente niente"
"Dimmelo, Jack!"
Il ragazzo sospirò.
"La commissione ha deciso di sollevarvi dall'incarico. Si sono messi in testa che avete un legame troppo stretto con i ragazzi"
"La regola n. 49"
"Esatto. Vogliono che entro l'anno prossimo riprendiate a vivere normalmente"
"Difficile, considerato che una vita normale non l'abbiamo mai avuta"
"Se non lo farete, non potrete più vedere i ragazzi. Correte il rischio di essere riprese dalla B4, e io so quanto voi odiate quel posto."
Gli occhi di Liv diventarono lucidi.
"Non dovresti dirgli niente"
"Ma io..."
"Soffriresti e basta"
"Va bene"
Il cugino se ne andò, lasciandola sola.
Si sedette per terra, si coprì il volto con le mani e pianse.
Non avrebbe più potuto parlargli. Ogni speranza di poter calmare il suo cuore, dentro cui sentimento e ragione avevano sempre combattuto, sembrava volare via. In quel momento pensò:
" Non riuscirò mai ad andarmene da questo purgatorio" volse lo sguardo verso l'alto "non raggiungerò mai il paradiso".
Intanto Ryan aveva acceso la radio.
La melodia che prima l'angelo aveva cantato sulla scogliera, risuonò per tutta la metro:
"Voglio trovare un senso a questa sera..."

Fine, o forse svolgimento?

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