RAGIONE E SENTIMENTO

fanfiction


By Amy


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Capitolo 6 per gli altri non ci sarà scampo

Kanata indossava un giubbotto anti-proiettile.

Non ci poteva credere.

Chi era davvero Kanata? Non le era mai interessato era l’unica a scuola che non volesse sapere chi fosse Kanata in realtà. Ma ora questa cosa aveva molta importanza. Forse più di qualsiasi altra cosa.
- ma tu chi sei?- chiese allora Miyu.

Non ebbe una risposta a questa domanda.

E non l’avrebbe avuta ancora per molto tempo.

Infatti, Ambrose con l’ultimo filo di voce che aveva in gola disse ridendo. – anche se voi la scamperete, per i vostri compagni non sarà così. Ah. Eh. Ah. Eh. – disse, prima di svenire di nuovo.
Kanata e Miyu non sapevano di cosa stesse parlando, ma Kanata si fiondò sul corpo inerme di Ambrose e urlando e scuotendolo gli disse – farabutto!! Che cosa vuoi dire?- ma Ambrose non dava cenno di ripresa.
Allora Kanata prese le redini della situazione. Le si avvicinò e le prese le braccia. Lei stava tremando.
- Miyu io non posso venire, devo assicurarmi che tutto finisca per sempre. Ma tu devi andare. Devi avvisarli. Devi salvarli. È tutto nelle tue mani-. Disse Kanata
- ma… - Miyu fu interrotta.
- Miyu ti prego. Ho bisogno di te. Non mi abbandonare. Ho bisogno di te-. Le disse Kanata.
- va bene. Ma non so cosa fare. Non so neanche cosa voleva dire Ambrose, dicendo che gli altri non si sarebbero salvati.- lo abbracciò. Aveva bisogno di lui. Del calore e della fiducia che solo lui sapeva darle.

Kanata le disse una cosa all’orecchio e poi le disse – Vai. –

Miyu si avviò, ma Kanata la fermò per un braccio. Lei si girò e si scambiarono il loro primo bacio.

Non avevano mai baciato nessuno, ma come tutte le cose che facevano insieme, sembrava la cosa più normale e pìù bella del mondo.
Poi Miyu se ne andò.

Prese la macchina che, fortunatamente, aveva noleggiato.

Erano le undici di sera. Aveva due ore di ritardo rispetto al pullman.
Chissà se sarebbe arrivata in tempo.

Mise le mani sul volante e vi appoggiò la testa.
Ricacciò le lacrime che stavano per scendere.
Non era il momento di piangere. Doveva pensare.
Dopo aver riflettuto un po’ decise di chiamare ogni stazione radio per fare un annuncio di attacco terroristico.
Per sua fortuna il proprietario della locale stazione radio, aveva assistito a tutta l’accaduto e così decise di aiutarla.

L’annuncio fu conciso, professionale, ma carico di emozione: - A CHIUNQUE SIA ALL’ASCOLTO. VI PREGO DI ASCOLTARMI. UN PULLMAN PROVENIENTE DAL Giappone, POTREBBE ESSERE IN PERICOLO. FONTI CERTE HANNO RIFERITO CHE POTREBBE ESSERE IL CENTRO DI UN ATTACCO TERRORISTICO. CHIUNQUE VEDA. HO ABBIA VISTO IL SUDDETTO PULLMAN è PREGATO DI INFORMARE LE AUTORITà CHE PROVVEDERANNO A BLOCCARLO. CI SONO Più DI 200 PERSONE SU QUEL PULLMAN. ASPETTO FIDUCIOSA VOSTRE NOTIZIE. – dopo aver ringraziato l’emittente,

Miyu ritornò in macchina e partì.

La tempesta continuava e addirittura peggiorava.

Mentre guidava e pensava a quello che era successo e che sarebbe potuto succedere, le parole che Kanata le aveva detto all’orecchio, continuavano a risuonarle nella mente.

Non riusciva a distinguerle. Erano suoni senza senso.
Poi piano, piano riuscì a distinguerli.
Lui le stava dicendo che sarebbe andato tutto bene, che tutto sarebbe finito e che le avrebbe raccontato tutto. Le avrebbe detto chi era. E cosa più importante di tutte le disse che non l’avrebbe mai lasciata, che sarebbe stato sempre con lei e che non le avrebbe mai mentito.
Il solo ricordo di quelle parole le fece tornare le lacrime agl’occhi. Perché era dovuto succedere tutto questo? Perché non potevano essere come due normali adolescenti che vanno in gita scolastica? Perché? Perché? Perché? Perché?

I suoi pensieri furono interrotti dal suono del cellulare che la riportò alla realtà.
Cercò il cellulare e notò subito che era la madre che la chiamava.

La notizia non poteva essere arrivata fino in Giappone. Era troppo presto. Cercò di assumere un tono di voce normale e rispose.
- pronto?- cominciò.
- Miyu, grazie al cielo. Ero così preoccupata. Non riesco a mettermi in contatto con il pullman e avevo paura che fosse successo qualcosa. Come state?-. Si sbagliava. La notizia era arrivata.
- mamma non ti preoccupare. Andrà tutto bene, fidati di me. So quello che dico. Andrà tutto bene. –
Miki non riusciva proprio a calmarsi. – Miyu ti prego, dimmi quello che sta succedendo, non capisco più nulla. Passami tuo fratello. – Miyu interruppe la madre in preda alle lacrime.
- mamma, non posso passarti Giulio. Io non sono sul pullman. Ho dato io l’allarme. Sono in una macchina che ho noleggiato e li sto seguendo. È una storia molto complicata. Tanto complicata che non riuscirei a spiegartela ora. So solo che farò il possibile.
- ma Miyu e se non arrivi in tempo? –
- arriverò in tempo. L’ho promesso. E io mantengo le mie promesso. Ora devo andare. Ti prometto che li salverò. Arriverò in tempo e ti farò sapere che tutto è andato bene. Ora però devo andare. A dopo.-
- si a dopo. Mi raccomando. State attenti. – e chiuse il telefono.

Ora aveva promesso che li avrebbe salvati. Non poteva tirarsi indietro.
Ora doveva riuscirci.

La tempesta continuava.

All’improvviso, le si oscurò la visuale e sbandò.

La macchina si schiantò contro un muro e si accartocciò.



CAPITOLO 7

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